Dall'alto della scalinata
Dall'alto della scalinata
Dall'alto della scalinata gli "animatori" del doposcuola attendono a piè felino l'ondata dei ragazzi. Bisogna rnostrarsi solerti. La "nomina" (e quindi lo stipendio) è nelle mani di chi comanda: la Preside. "Silenzio ragazzi"! Ricomincia ossessivo il programma sulla base di "ordine e disciplina".
Ma se la preside non arriva, per l'inizio delle attività si va nella sala dei professori ad aspettare. Solo allora il fatidico suono della campanella, li scaraventa fuori a formare la "fila" .
Ogni "animatore" sa o crede di saper "una" cosa: il giornalismo, la calza, la fine dizione (come parlano male, questi ragazzi!) il tennis, la pallacanestro o il suono dei flauto dolce e del pianoforte (pare che il 90%. delle famiglie al Casaletto ed a Corviale possieda, ormai, gran varietà di simili strumenti musicali!).
I ragazzi s'inquadrano in questi interessi che possono anche essere loro, ma da cui non possono uscire, perchè gli "ani- matori" sanno fare o credono di saper fare bene "quella" sola cosa.
E del resto, come si potrebbe essere "bravi" in molte cose? .... Non possiamo tutti essere dei Leonardo, no?.
Ma come siamo bravi, invece, in allenamento ginnico, siamo specialisti: "attenti, riposo!, un-due-tre!" "smetti di ridere, faccia da stupido!".
Qui un giorno approdammo, da altri lidi e da altre sponde, noi meschini!
Giungendo al limitar della Scuola, cominciammo ad attendere chiacchierando con i ragazzi la "fatidica" campanella, i quali ragazzi pensavano, forse, che simili animatori ed animatrici, "a portata di mano", fossero dei "marziani", scesi sulla terra.
Cominciammo a fare i compiti: tre pagine di Iliade da trascrivere in prosa dalla versione poetica di Vincenzo Monti (siamo fra Forte Brevetta e Casetta Mattei: l'attenzione di questi ragazzi per gli achei rasenta il tifo come per un derby Roma- Lazio! E come potrebbe essere diversamente!).
In fondo, meglio un famoso acheo che un qualunque Persichetti caduto alla difesa di Roma (quando? A Porta Pia o a Porta S.Paolo?).
Colpita da incredulità, la collega animatrice tentò un sondaggio di verifica a livello di diario scolastico, ma si imbattè in ben altre note: "Suo figlio bestemmia. Penso che la famiglia si renderà conto della gravità della cosa e prenderà seri provvedimenti. Firmato: La professoressa W Y".
"Ma, Laura - replica Pericle -, ho detto solo una parolaccia!", una delle tante di uso comune fra Forte Bravetta e Casetta Mattei (e non solo lì).
L'educazione consiste principalmente nell'esprimersi con dignità. "Chi parla bene, agisce anche bene".
Infatti, riportammo, al primo impatto, una serie di parolacce: "Professo', Nicola, mi ha detto f ........ Fingemmo di non sentire. Del resto: "Se Nicola ti ha detto f...., o lo sei o non lo sei. Se lo sei ha detto la verità e non ti conviene reagire; se non lo sei, che te ne importa?".
Si parlava e si discuteva insieme; il rapporto diveniva sempre più affettuoso e spontaneo. Terminati i compiti, si vedeva un film, si facevano cartelloni e collage, si registravano conservazioni, si lavorava alla creta, si disegnava, si giocava. "Ma siamo in un altro mondo. Quel professore ha appena finito di parlare di grammatica ed ora gioca a rincorrersi con noi, sbuffando come un bisonte".
I ragazzi ci parlano della loro vita, delle loro famiglie, dei loro insegnanti: ragazzi litigiosi, maneschi, rozzi figli della dura e spietata legge della strada cui sono stati in definitiva abbandonati anche dalla scuola, capace solo o quasi di offrire riflessioni su Agamennone o Achille. Però, ragazzi affettuosi, spontanei, veri, presenti con insperata continuità alle attività della classe I D di doposcuola.
A questo punto il gruppo ha cominciato a tirare le somme comunicandole alla preside e rilevando la quantità, a volte eccessiva, dei compiti assegnati e richiesti "per casa". I ragazzi insomma dovrebbero partecipare al doposcuola unicamente per fare ripetizione. Da qui la scarsità di tempo per lo svolgimento di altre attività.
Perciò il gruppo ha esposto alcune linee di tendenza ai fini della prosecuzione della propria attività: incontro frequente con gli insegnanti delle varie materie, sia per una reciproca conoscenza sia per un lavoro a fini comuni; contatti con le famiglie dei ragazzi per stabilire la impostazione che si intende dare all'attività di doposcuola.
Apriti cielo! La giunonica preside pensò di essere stata destituita: "non immischiatevi in questioni che non vi competono!".
Tornammo alla nostra Itaca, con le ossa rotte da tanto fortunale.
Così van le cose da noi: anche se il Provveditore è d'accordo, basta un capo d'istituto perchè non se ne faccia nulla. Come ai bei tempi dell'alto medioevo, il "potere" si sorregge sulle lotte fra vassalli e valvassori.
Ottobre 1972
Paolo Marcon, Dall'alto della scalinata, in Formazione e Politica, Roma, La Gogliardica, 1979, pp.233-235